Lola, Lola.
Povera Lola.
Perché te ne stai lì, in un angolino?
Perché piangi, povera piccola?
È colpa loro? Sono stati quei bambini
laggiù a farti del male?
Guardali, come se la ridono. Ti
additano sghignazzando, danno di gomito a quello accanto, in quello
che ormai è un ritornello famoso, nel cortile della scuola
elementare.
Lola è pazza.
Ma tu non sei pazza, vero, Lola?
Sei solo timida e un po' sola. Vorresti
essere accettata, vorresti che ti volessero bene.
Come Anna, la bambina con le trecce
bionde. Tutti vogliono bene ad Anna. Ogni volta c'è la fila per
farle da compagna di banco, per starle vicino in autobus.
Cosa ha Anna che tu non hai, Lola?
È vero, non hai i capelli biondi. E la
mamma non ti cucina i biscotti tutti i giorni. Hai provato a offrire
i tuoi biscotti fatti di fango, ma te li hanno buttati a terra. Li
hanno rotti tutti, li hanno calpestati.
Vaglielo a dire, che tu la tua mamma
non la puoi vedere. Sono due anni, che non la puoi vedere.
Povera, povera Lola.
E ora piangi, piangi perché ti
prendono in giro.
Lola è pazza.
Ma loro, che ne sanno loro? Che ne
sanno che quella è la quarta scuola che cambi in sei mesi? Che ne
sanno che ogni volta hai dovuto ricominciare da zero?
E ogni volta ti ritrovi allo stesso
punto.
Un angolo in cui piangi silenziosa. Il
naso che ti cola, i pugni sugli occhi, a tamponare fiotti di lacrime.
Ma sai cosa faremo, Lola?
Noi gliela faremo pagare.
Dai, alzati. Sgrullati la terra del
cortile dal grembiule, ecco, così. In piedi, a testa alta.
Gliela faremo pagare, Lola, te lo
prometto.
Ecco, brava, sorridi. Dai retta a me,
che sono il tuo unico amico.
Ti prendono in giro solo perché mi
parli, perché giochi con me.
Sono cattivi, i bambini.
E le persone cattive vanno punite.
Devono pagare per le loro ingiustizie. E noi gliela faremo pagare,
insieme.
Avviciniamoci, Lola.
Li vedi? Stanno ancora ridendo. Fanno i
grossi solo perché sono in terza, si spalleggiano a vicenda.
Oh, arriva Lola la pazza!
E ora che altro si inventerà?
Ridono, ridono, Lola. Ma non sanno che
rideranno ancora per poco.
Siamo sempre più vicini, sempre più
vicini.
E mano a mano vedi, non ridono più di
te. Di noi.
Guarda come si zittiscono, come cambia
il loro sguardo.
Guarda come diventano pallidi, come
iniziano a balbettare.
E ora godiamoci lo spettacolo, Lola.
È stato un bello spettacolo anche
quella sera di due anni fa.
Ero tanto amico della mamma, lo sai? Il
suo unico amico.
E tuo papà era stato davvero, davvero
cattivo.
Ma ora guarda, non è fantastico?
Non ti ribolle il sangue di felicità a
sentire la loro paura, il loro terrore?
Non ti viene da sorridere mentre se la
fanno nei pantaloni, mentre cercano di scappare, ma no, ormai è
tardi, ormai hanno riso, ci hanno preso in giro, ci hanno portato
dietro la scuola, dove nessuno può vedere, nessuno può sentire. E
infatti nessuno ci vede o ci sente.
Nessuno vede le loro facce sconvolte,
nessuno sente le loro grida disperate.
Solo io e te, Lola.
Solo noi, noi e loro.
Noi contro di loro.
Ecco, senti che brividi di piacere
nelle dita mentre afferri quei loro piccoli, sudici colli e zac,
basta un movimento, un movimento così piccolo, Lola, per farli
smettere di ridere.
Non rideranno più, Lola. Non di noi.
Nessuno riderà più.
Nessuno.
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