giovedì 17 gennaio 2013

Lola


Lola, Lola.
Povera Lola.
Perché te ne stai lì, in un angolino?
Perché piangi, povera piccola?
È colpa loro? Sono stati quei bambini laggiù a farti del male?
Guardali, come se la ridono. Ti additano sghignazzando, danno di gomito a quello accanto, in quello che ormai è un ritornello famoso, nel cortile della scuola elementare.
Lola è pazza.
Ma tu non sei pazza, vero, Lola?
Sei solo timida e un po' sola. Vorresti essere accettata, vorresti che ti volessero bene.
Come Anna, la bambina con le trecce bionde. Tutti vogliono bene ad Anna. Ogni volta c'è la fila per farle da compagna di banco, per starle vicino in autobus.
Cosa ha Anna che tu non hai, Lola?
È vero, non hai i capelli biondi. E la mamma non ti cucina i biscotti tutti i giorni. Hai provato a offrire i tuoi biscotti fatti di fango, ma te li hanno buttati a terra. Li hanno rotti tutti, li hanno calpestati.
Vaglielo a dire, che tu la tua mamma non la puoi vedere. Sono due anni, che non la puoi vedere.
Povera, povera Lola.
E ora piangi, piangi perché ti prendono in giro.
Lola è pazza.
Ma loro, che ne sanno loro? Che ne sanno che quella è la quarta scuola che cambi in sei mesi? Che ne sanno che ogni volta hai dovuto ricominciare da zero?
E ogni volta ti ritrovi allo stesso punto.
Un angolo in cui piangi silenziosa. Il naso che ti cola, i pugni sugli occhi, a tamponare fiotti di lacrime.
Ma sai cosa faremo, Lola?
Noi gliela faremo pagare.
Dai, alzati. Sgrullati la terra del cortile dal grembiule, ecco, così. In piedi, a testa alta.
Gliela faremo pagare, Lola, te lo prometto.
Ecco, brava, sorridi. Dai retta a me, che sono il tuo unico amico.
Ti prendono in giro solo perché mi parli, perché giochi con me.
Sono cattivi, i bambini.
E le persone cattive vanno punite. Devono pagare per le loro ingiustizie. E noi gliela faremo pagare, insieme.
Avviciniamoci, Lola.
Li vedi? Stanno ancora ridendo. Fanno i grossi solo perché sono in terza, si spalleggiano a vicenda.
Oh, arriva Lola la pazza!
E ora che altro si inventerà?
Ridono, ridono, Lola. Ma non sanno che rideranno ancora per poco.
Siamo sempre più vicini, sempre più vicini.
E mano a mano vedi, non ridono più di te. Di noi.
Guarda come si zittiscono, come cambia il loro sguardo.
Guarda come diventano pallidi, come iniziano a balbettare.
E ora godiamoci lo spettacolo, Lola.
È stato un bello spettacolo anche quella sera di due anni fa.
Ero tanto amico della mamma, lo sai? Il suo unico amico.
E tuo papà era stato davvero, davvero cattivo.
Ma ora guarda, non è fantastico?
Non ti ribolle il sangue di felicità a sentire la loro paura, il loro terrore?
Non ti viene da sorridere mentre se la fanno nei pantaloni, mentre cercano di scappare, ma no, ormai è tardi, ormai hanno riso, ci hanno preso in giro, ci hanno portato dietro la scuola, dove nessuno può vedere, nessuno può sentire. E infatti nessuno ci vede o ci sente.
Nessuno vede le loro facce sconvolte, nessuno sente le loro grida disperate.
Solo io e te, Lola.
Solo noi, noi e loro.
Noi contro di loro.
Ecco, senti che brividi di piacere nelle dita mentre afferri quei loro piccoli, sudici colli e zac, basta un movimento, un movimento così piccolo, Lola, per farli smettere di ridere.
Non rideranno più, Lola. Non di noi.
Nessuno riderà più.
Nessuno.


Nessun commento:

Posta un commento