domenica 27 aprile 2014

[provini Writers Xfactor] Anna Cattaneo

Nome: Anna Cattaneo
Età: 52
Provenienza: Bozzolo (Mn)

ELENA E RUFUS

nonum kal. Septembres


L'aurora rischiarava le sagome dei palazzi della città. Iniziava ad albeggiare e una luce brillante rendeva tutto più definito, netto. La notte stava ritirando veloce il suo buio, come se il sole prepotente volesse scacciar via le tenebre. Elena socchiuse gli occhi e respirò a fondo l'aria ancora frizzante della notte. «È ora di muoversi», disse.

Le strade, a quell’ora del mattino, erano quasi deserte; Elena aveva percorso a rapidi passi la vie che si snodavano fra le insulae che sorgevano accanto alla Porta Nolana; giunta sul decumano che conduceva alla Porta di Stabia, aveva rallentato il passo. Si guardò attorno e vide solo qualche pescatore, costoro erano fra i primi a giungere in città con la speranza di vendere la propria mercanzia, dalle loro espressioni, felici o imbronciate, si poteva capire se la pesca era stata fruttuosa o povera.

Dopo aver imboccato il decumano in direzione sud la donna si volse, aveva udito un rumore di calzari farsi sempre più vicino, poco dopo un uomo avvolto in una toga di pesante stoffa pregiata la raggiunse e la superò correndo.
Ha fatto tardi in un lupanare per patrizi” pensò e sorrise.

Il suo pensiero corse a due anni prima, quando era giunta in città al seguito di suo zio, un mercante. Lei, greca, era stata scambiata per una lupa.
«Che altro mestiere fate nel vostro Paese se non prostituirvi» l’aveva apostrofata, sprezzante, un giorno, una serva mentre acquistava delle frittelle da un venditore ambulante, poco distante dal tempio della Fortuna Augusta.
Già in questa stupida città i lupanari sono pieni di greche e allora tutte le greche sono lupe” scosse la testa, quasi volesse scacciare quello stupido pensiero.

Ancora pochi passi e sarebbe giunta nei pressi della caserma dei gladiatori che sorgeva a meno di due stadi dalla Porta di Stabia.
Era lì che il suo Rufus le aveva dato appuntamento e si sarebbero salutati. L’uomo, il suo uomo, sarebbe stato lontano da lei, così la aveva promesso, solo per pochi giorni.
Rufus era stato incaricato di raggiugere la flotta a capo Miseno e informare il comandante delle conclusioni alle quali era giunto dopo due settimane di intenso lavoro e di raccolta di prove e testimonianze sul mal funzionamento dell’acquedotto che da qualche tempo assillava la città.

«Avrò l’onore di incontrare il Prefectus classis Misenis» le aveva detto con orgoglio.
Rufus aveva usato parole di grande rispetto per quel comandante militare; lo aveva descritto come un uomo di grande saggezza.
Quella dolorosa separazione sarebbe stata però il preludio a una nuova vita, Elena e Rufus sarebbero presto partiti per Roma. Il suo Rufus, in qualità di librator, aveva terminato l’ispezione all’acquedotto ed era pronto a ripartire per la capitale con il suo carico di notizie e una lunga relazione sul malfunzionamento dell’acquedotto. Avrebbe formulato una serie di ipotesi sulle ragioni di quel guasto. Le aveva spiegato tutto questo ed Elena, paziente, lo aveva ascoltato, pur non capendo nulla di ciò che per Rufus era chiaro. La donna sapeva soltanto una cosa, al ritorno dalla visita al Prefectus a capo Miseno da sarebbero partiti alla volta di Roma.

Giunta nei pressi della Caserma dei gladiatori scorse Rufus che la attendeva, il cuore di Elena accelerò i battiti mentre si precipitava fra le braccia dell’uomo che la strinse a sé senza pronunciare parola.

«Rufus, promettimi che la nostra separazione non durerà che poche ore».
«Sarò di ritorno prima dell’ hora settima» fu la risposta di Rufus.
Il giovane, poi, secondo il suo costume, volle sdrammatizzare e aggiunse: «Come disse un giorno Seneca “Non posso dirti l’ora con certezza; è più facile mettere d’accordo i filosofi che non gli orologi”1».
Elena rise e lo abbracciò ancora una volta.
«Elena ti affido questa» disse Rufus consegnandole una piccola pergamena sulla quale aveva tracciato alcuni schizzi e una data, «mi serviranno quando ritornerò da Capo Miseno».

Elena guardò quegli schizzi, incuriosita, non comprendeva nulla dei segni tracciati da Rufus sulla pergamena ad eccezione della data:
POMPEII Dies Martis nonum kal. septembres DCCCXXXII AVC2




1 “horam non possum certam tibi dicere; facilius inter philosophos quam inter horologia convenit”

2 La data è quella del 24 agosto 79 d.C. tristemente famosa per l’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei, Ercolano, Stabia e durante la quale trovò la morte Plinio il vecchio.

1 commento:

  1. Mi piace davvero molto, mi ha ricordato Pompei di Richard Harris. Brava!

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