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Maggio.
Potevi
sentirlo, amor mio.
Il
profumo d'estate insinuarsi nell'aria ancora gonfia di dolce
primavera.
La
forza dei piccoli frutti farsi strada nelle corolle schiuse degli
alberi.
Ogni
respiro, ogni sguardo era vita, energia.
La
stessa vita ed energia che io rifuggivo.
Giacevo
inerte nel mio abbaino, in un groviglio di sterili parole e frasi
abortite nell'utero: la penna tra le dita, una donna arida e
capricciosa, di colpo frigida all'insorgere delle prime voglie.
La luce
filtrava dalla finestra a sfilacciare l'ovatta della mia penombra,
agglomerando rumori come pulviscolo nell'aria.
Grida,
risate, musica, canzoni.
C'era
festa in paese.
Ed io,
al buio.
E tu...
Tu.
Accadde
come uno schiocco di dita: la musica che di colpo cessa, le risate
che scemano in un fiato trattenuto e sgomento, le grida che si fanno
sussurri, sospiri, segreti.
Tu.
Nel
silenzio polveroso del frastuono cessato, avanzavi con l'indifferenza
di chi ha fatto dell'odio un vanto e una difesa.
Eri
bella, bella e dannata.
Troppo,
forse, per non suscitare sospetto.
La
Strega, ti chiamavano.
E avevi
davvero qualcosa di soprannaturale. Nel tuo incedere sfrontato, nel
verde risucchio dei tuoi occhi, nelle movenze lente dei polsi, delle
caviglie.
Ogni
passo sussurrava alla terra in una lingua che i nostri piedi avevano
dimenticato.
Ti
guardai dalla finestra così come si guarda il divampare di un
incendio, la scarica di un fulmine, il formarsi di un uragano.
Qualcosa
di meraviglioso e terribile al tempo stesso.
Qualcosa
di pericoloso.
Fu un
attimo. Afferrare una manciata di candidi fogli e riempirli,
riempirli mentre ti vedevo attraversare la folla sgomenta, fendendo
la loro ottusa diffidenza.
Incidere
su carta parole e pensieri mentre la tua figura si incideva su di me.
Acuta e
graffiante, dolorosa e indelebile.
E poi
abbandonare la penna e la stanza, e gettarsi in strada, lungo la scia
di silenzio che ti lasciavi dietro, l'orecchio teso a distinguere tra
tutti i passi il tuo.
E poi
raggiungerti al limitare del bosco, in un tramonto che già si
vestiva delle ombre della sera, in una luce che non osava addentrarsi
tra i tronchi degli alberi scuri.
E poi
fermarsi e restare a guardare l'alone di sole e di tenebra che ti
faceva da ambigua cornice, e volerti chiamare, e non aver fiato,
forza, respiro...
Ma tu
sapevi. Sapevi che ero lì.
Ti
voltasti, le mani tese in un invito che i tuoi occhi già ammantavano
di mistero e perdizione.
E io mi
perdetti.
Congiunsi
le mani alle tue in una stretta che mi avrebbe avvinto per sempre, e
seguii stordito il tuo indietreggiare nel bosco.
Ero
tuo, fin da allora.
Tuo,
fino a ora.
Affondammo
nel bosco insieme alla notte, lo vedemmo popolarsi di vita e mistero,
così come vita e mistero eravamo noi, quella sera.
I tuoi
occhi erano un faro per la mia bussola appannata, dolce richiamo di
sirena contro gli scogli della realtà.
E ci
scontrammo.
Oh, se
ci scontrammo.
Sdraiati
nell'umido abbraccio del sottobosco, respiravo la tua pelle, il tuo
profumo di pioggia. Ogni tocco tra le nostre dita era lo zampillo di
una fonte che non disseta.
Ti
chinasti su di me e mi chiudesti nel lucido sipario dei tuoi capelli.
Ti
chinasti ancora, fin quasi a sfiorare le mie labbra in un contatto.
E poi
ti fermasti. Lì, sull'orlo di quel bacio, il nostro respiro si fuse
e si confuse, stringendo le nostre anime nel connubio che i corpi
ancora non osavano.
Rimanemmo
immobili per un tempo indefinito, indefinibile. La notte e i tuoi
capelli mi chiudevano in un'urna di tenebra troppo dolce per
avvertire il veleno del tempo.
Finché
una voce non la ruppe, intossicandoci.
Ti
chiamava.
Anche
quella notte, come tutte le altre.
La sua
voce aspra ferì il tepore del bosco, scheggiò le fronde degli
alberi fino a raggiungerci e rompere l'incanto.
Con un
sospiro ti alzasti, l'ombra di un sorriso tentatore sulle labbra.
Le tue
dita scivolarono via dalle mie come l'alta marea dalla spiaggia.
E come
una conchiglia, quell'onda conteneva il suo tesoro.
Un
sottile cerchio dorato sulla tua mano sinistra.
**************
LA
STORIA NON FINISCE QUI!
Si
torna al presente: cosa succederà nel prossimo capitolo?
- i due uomini si scontrano, e viene fatta un'importante rivelazione;
- i due uomini non si scontrano: interviene la bimba con gli occhi neri;
- i due uomini stanno per scontrarsi, ma vengono interrotti: qualcuno sta cantando.
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