domenica 10 febbraio 2013

Bacillomania

Li riconosci come niente.
Sciarpina perennemente al collo, areosol sul comodino e enciclopedia medica sotto braccio, il primo bacillo che vola per aria è il loro.
Per gli ipocondriaci, infatti, stare male non è una situazione, ma una filosofia di vita. Così come filosofici e a vita sono i loro malanni, che si estendono senza sosta e senza requie per tutto l'arco dell'anno.
È primavera? Oh, per carità, sono allergici a pollini, spore, erba tagliata, aghi di pino, cibi verdi, cibi arancioni, fiori d'arancio, cacche di piccione e sputi di cammello.
Estate? Non sia mai. Il sole troppo forte dà eritema, la salsedine irrita la pelle, a mezzogiorno rischio il colpo di sole, a mezzanotte eh, quella è proprio l'arietta fredda che ti frega!
Autunno, non ne parliamo: il tempo cambia e uno non sa come vestirsi, la pioggerellina infastidisce le mucose, l'escursione termica tra notte e giorno fa impazzire il loro barometro interno e soccombere le quasi inesistenti difese immunitarie.
E l'inverno... ah, l'inverno. Lì arriva la goduria. Perché l'inverno offre loro una tale varietà di patologie da far diventare la contrazione della malattia una vera e propria arte: l'opera inizia da un tenue raffreddore, con pennellate di mal di gola e cefalea, e sfuma presto nell'influenza, variegata di faringite, laringite, bronchite, tracheite e qualsivoglia infiammazione delle vie aeree che finisca in -ite. Accolgono la variazione del termometro da 36.6 a 37.2 con un sospiro quasi soddisfatto e una chiamata al notaio per vergare le loro ultime volontà, senza dimenticare la visita lampo al prete per l'estrema unzione, che non si sa mai. Per non parlare poi delle amate placche, dal nome così brusco e definitivo da mettere a tacere qualsiasi tentativo di minimizzazione da parte degli amici intenzionati a stanarli dal loro letto di dolore.
Ma l'ipocondria del malato immaginario non si ferma all'apparato respiratorio: un'area particolarmente cara a questi fanatici dell'aspirina infatti è quella digestiva.
Senza contare gastriti, coliti e mal di pancia vari, di cui soffrono in maniera cronica e ineluttabile, i soggetti in questione non mangiano la pizza perché gonfia, le bibite provocano rigurgiti, il caffè fa venire l'acido, la frutta a pasto rallenta la digestione, il pomodoro mi resta qui, alcolici poi non ne parliamo: ascoltando il loro infallibile vademecum sulla corretta alimentazione verrebbe da pensare che si nutrano di aria e germogli di bambù, e chissà, forse è proprio così ed è per questo che anche la loro fisicità ricorda quella dei panda.
Ma la forma rotondeggiante potrebbe anche essere dovuta al notevole campionario di vestiti che l'ipocondriaco medio si porta indosso: per far fronte infatti a tutte le evenienze meteorologiche, ha fatto del “vestire a cipolla” il suo mantra, tanto che ora della cipolla ha assunto anche la conformazione (ma per fortuna non l'odore). Si parte dall'immancabile cannottierina di flanella, per passare tutti gli strati intermedi di t-shirt, camicia, maglioncino, cardigan, maglione e piumino d'oca, avendo sempre a disposizione in macchina il sempiterno giaccone da sci, che hai visto mai, una nevicata fuori stagione...
E poi arriva l'immancabile momento. Quella incredibile, fortunata, utopistica combinazione astrale per cui la testa non gli fa male, la gola è a posto, i denti non danno problemi, la pancia tace soddisfatta e perfino la cervicale riposa placidamente.
Un sorriso speranzoso e incredulo ci sboccia sulle labbra come una margherita a primavera, e la fatidica domanda ci esce in un sospiro teso e felice.
“Allora stai bene?”
E la risposta sarà sempre la stessa.
“Beh, in realtà sembra tutto a posto ma... mmmh non mi sento mica bene, sai?”

Nessun commento:

Posta un commento