Sciarpina perennemente al collo,
areosol sul comodino e enciclopedia medica sotto braccio, il primo
bacillo che vola per aria è il loro.
Per gli ipocondriaci, infatti, stare
male non è una situazione, ma una filosofia di vita. Così come
filosofici e a vita sono i loro malanni, che si estendono senza sosta
e senza requie per tutto l'arco dell'anno.
È primavera? Oh, per carità, sono
allergici a pollini, spore, erba tagliata, aghi di pino, cibi verdi,
cibi arancioni, fiori d'arancio, cacche di piccione e sputi di
cammello.
Estate? Non sia mai. Il sole troppo
forte dà eritema, la salsedine irrita la pelle, a mezzogiorno
rischio il colpo di sole, a mezzanotte eh, quella è proprio
l'arietta fredda che ti frega!
Autunno, non ne parliamo: il tempo
cambia e uno non sa come vestirsi, la pioggerellina infastidisce le
mucose, l'escursione termica tra notte e giorno fa impazzire il loro
barometro interno e soccombere le quasi inesistenti difese
immunitarie.
E l'inverno... ah, l'inverno. Lì
arriva la goduria. Perché l'inverno offre loro una tale varietà di
patologie da far diventare la contrazione della malattia una vera e
propria arte: l'opera inizia da un tenue raffreddore, con pennellate
di mal di gola e cefalea, e sfuma presto nell'influenza, variegata di
faringite, laringite, bronchite, tracheite e qualsivoglia
infiammazione delle vie aeree che finisca in -ite. Accolgono la
variazione del termometro da 36.6 a 37.2 con un sospiro quasi
soddisfatto e una chiamata al notaio per vergare le loro ultime
volontà, senza dimenticare la visita lampo al prete per l'estrema
unzione, che non si sa mai. Per non parlare poi delle amate placche,
dal nome così brusco e definitivo da mettere a tacere qualsiasi
tentativo di minimizzazione da parte degli amici intenzionati a
stanarli dal loro letto di dolore.
Ma l'ipocondria del malato immaginario
non si ferma all'apparato respiratorio: un'area particolarmente cara
a questi fanatici dell'aspirina infatti è quella digestiva.
Senza contare gastriti, coliti e mal di
pancia vari, di cui soffrono in maniera cronica e ineluttabile, i
soggetti in questione non mangiano la pizza perché gonfia, le bibite
provocano rigurgiti, il caffè fa venire l'acido, la frutta a pasto
rallenta la digestione, il pomodoro mi resta qui, alcolici poi non ne
parliamo: ascoltando il loro infallibile vademecum sulla corretta
alimentazione verrebbe da pensare che si nutrano di aria e germogli di bambù, e chissà, forse è proprio così ed è per questo che
anche la loro fisicità ricorda quella dei panda.
Ma la forma rotondeggiante potrebbe
anche essere dovuta al notevole campionario di vestiti che
l'ipocondriaco medio si porta indosso: per far fronte infatti a tutte
le evenienze meteorologiche, ha fatto del “vestire a cipolla” il
suo mantra, tanto che ora della cipolla ha assunto anche la
conformazione (ma per fortuna non l'odore). Si parte dall'immancabile
cannottierina di flanella, per passare tutti gli strati intermedi di
t-shirt, camicia, maglioncino, cardigan, maglione e piumino d'oca,
avendo sempre a disposizione in macchina il sempiterno giaccone da
sci, che hai visto mai, una nevicata fuori stagione...
E poi arriva l'immancabile momento.
Quella incredibile, fortunata, utopistica combinazione astrale per
cui la testa non gli fa male, la gola è a posto, i denti non danno
problemi, la pancia tace soddisfatta e perfino la cervicale riposa
placidamente.
Un sorriso speranzoso e incredulo ci
sboccia sulle labbra come una margherita a primavera, e la fatidica
domanda ci esce in un sospiro teso e felice.
“Allora stai bene?”
E la risposta sarà sempre la stessa.
“Beh, in realtà sembra tutto a posto
ma... mmmh non mi sento mica bene, sai?”
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