mercoledì 12 febbraio 2014

Casi Umani - Nonnine rampanti


Ormai le trovi ovunque, e sono sempre di più. 

Hanno detto basta all’uncinetto, al giardinaggio e ai loro amati gatti. Stanche di essere babysitter a costo zero, sarte a domicilio, cuoche della domenica, superano le barriere delle mura domestiche e dei circoli ricreativi: via le vestagliette a fiori e le ciabattine da casa, si torna ai fasti di tubino e tacco 12. 
Ebbene sì, parliamo proprio di loro, le nonnine rampanti. Donne non più giovanissime ma decise a riportare indietro l’orologio del tempo fino ai loro anni di gloria.

Intendiamoci, non che ci sia nulla di male. Personalmente, da una parte approvo il loro coraggio, il loro anticonformismo, la loro sprezzante caparbietà.
Dall'altra, diciamo che in alcuni casi i risultati non brillano particolarmente per buon gusto.
Che alla fine, a noi pulzelle, non è che la cosa tanga poi molto. Al limite gli unici svantaggi sono che ci potremmo ritrovare a prestare le nostre favolose décolleté alla nonna, pretendendo in cambio i suoi adorabili leggins di pelle. O assistere alla scena lievemente spiazzante di trovarcela nello stesso locale, a flirtare con il barista tuo coetaneo.
No, il vero problema, cari miei, è proprio per voi maschietti. Voi uomini conquistatori dal radar a 360°, galletti dalle penne sgargianti e l'occhio lungo pronto a individuare la prossima vittima di cotanto charme.
Immaginiamo la scena.
Lui, homo sapiens medio in cerca di una femmina con opportuna carrozzeria da trascinare nella propria caverna, possibilmente per i capelli.
Lei, tremendamente chic, dal capo adorno di lunghi capelli dorati ai piedi avvolti in raffinati stivali di camoscio. Magra, squisitamente magra, fasciata in pantaloni neri su cui cala l'invitante sipario di un elegante cappottino invernale. Un po' sobria, ma può fare al caso suo.
Basta poi una fuggevole occhiata allo smalto rosso fuoco per accendere la libido e – di conseguenza – spegnere il neurone. Il maschio cacciatore si getta all'assalto, raggiunge la preda e la paralizza con una brillante battuta sul tempo ballerino delle mezze stagioni.
E poi avviene il patatrac, il quarantotto, il crollo ormonale ai limiti storici.
Lei si volta.
E il suo viso sembra quello di un carlino, le rughe miseramente velate da strati di fondotinta, cipria e terra immancabilmente marrone.
Io me li immagino, i poveri ragazzi. Quante scuffie si devono prendere, quanti pensieri scabrosi sulle gambe snelle di queste nonnine rampanti.
Che poi il ricordo non va mica via, eh. Eh no. Una volta pensato, l'hai pensato. Solo che se nelle tue inconsapevoli fantasie lei era una sexissima signorina di primo pelo, ora ti ritrovi con una che è già indietro di un paio di generazioni.
E allora il ricordo va inevitabilmente alla tua, di nonna. La quieta vecchina che cucina tagliatelle la domenica – e magari si chiama anche Pina-, che ripara gli strappi su quei vestiti troppo stretti ma che hai comunque provato a indossare, che fa l'orlo praticamente a tutti i tuoi pantaloni.

E ti chiedi se forse quell'abitino di Prada andato smarrito nella sua veranda – che è di fatto un atelier – non abbia fatto tutt'altra fine. 

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