Buona lettura!
INTERVISTA A MARTA
TEMPRA:
1) Nome, cognome, età,
interessi.
Marta Tempra, anni ventuno. Oltre a
scrivere, la mia passione, suono il pianoforte, canto, pratico
capoeira, disegno.
2) Scrivi per lavorare o
lavori per scrivere?
Mantenermi con i miei
scritti sarebbe l'ideale. Per ora mi oriento su un buon compromesso:
studio Ingegneria Energetica, e agli inizi del nuovo anno è uscito
il mio primo libro, “L’istante tra due battiti”. È una
raccolta dei racconti che ho scritto negli ultimi due anni, edita da
Arpeggio Libero.
3) Il tuo primo racconto?
Difficile dirlo, scrivo
praticamente da sempre. Il primo in assoluto credo risalga alla
elementari; quello che io considero tale è “Dissolvenza”,
scritto al liceo, a metà tra narrativa, poesia e metafisica.
4) Quando è nata in te la
passione per la letteratura e la scrittura?
La passione per la
letteratura, e la lettura in generale, l'ho ereditata dalla mia
famiglia e dagli studi classici che ho fatto. Quanto alla scrittura,
sono l’ultima di cinque figli, da piccoli avevamo pochi giocattoli
ma tanta fantasia: storie se ne sono sempre inventate, metterle per
iscritto per me è stato un passaggio naturale, una conseguenza
logica e inevitabile.
5) Genere che ami leggere
e genere che ami scrivere?
Le mie letture preferite
sono romanzi storici e thriller, narrativa dinamica, piena di
suspense e colpi di scena. Nello scrivere, invece, amo esplorare
l'infinità delle emozioni umane, in racconti brevi e di forte
impatto emotivo in cui ricerco la perfezione e l'eufonia della
singola parola.
6) Ti ispiri a qualche
grande del passato?
Sono molto legata ai poeti
del Novecento, Pascoli, Ungaretti, Montale, proprio per la loro
capacità di esprimere immagini ed emozioni con poche, perfette
parole.
7) Il mondo sta finendo.
Puoi salvare tre scrittori del passato e del presente: chi sono?
Perchè?
Del passato salverei
Seneca, Oscar Wilde e Shakespeare. Del presente Jeffery Deaver,
Oriana Fallaci e Erri de Luca. Perché se davvero il mondo è finito,
credo sia importante avere punti di vista diversi, sulle cose.
8) Parliamo del racconto
che abbiamo selezionato:
C'è un evento particolare
che ti ha ispirato a scriverlo?
Purtroppo sì. Ho perso
mio padre all’età di undici anni: il peso di questa perdita si è
accumulato negli anni fino a esplodere qualche tempo fa, coagulandosi
in parole, frasi, un grido muto e catartico che mi ha lasciato più
libera, in pace. È un racconto che come una fenice nasce dalle
ceneri. Ci tengo molto, perché c’è molto di me… anche se credo
che tutti in qualche momento della loro vita si siano sentiti come il
ragazzo della storia: spaesati, disillusi, sospesi in un limbo di
pensieri cristallizzati come l’aria invernale in quella stazione di
periferia.
Che stile gli attribuisci?
È uno stile completo, che
si appella a tutti i sensi per farli strumento di un’emozione. La
pagina si apre e ti tira dentro, rompe il vetro dell’impersonalità
e di colpo sei lì, su una panchina, con un cielo gonfio di nuvole e
per compagnia solo il fischio del vento. Condividi i suoni, le
immagini, le percezioni, i pensieri fino alla fusione, alla simbiosi
tra lettore e personaggio. Ecco perché in genere non uso nomi
propri.
9) Hai un consiglio per
tutti gli aspiranti scrittori?
A chi come me cerca di
emergere, consiglio di sfruttare le nuove opportunità: in
particolare il web, una risorsa ancora sottovalutata. Per me ad
esempio è stato fondamentale mEEtale, un portale online che offre la
possibilità di leggere e/o pubblicare ebook gratuitamente, oltre a
una community accogliente e disponibile. Una grande occasione di
promozione e crescita personale, alternativa e complementare alle
tradizionali vie editoriali.
Grazie.