giovedì 24 aprile 2014

[Provini Wirters Xfactor] Francesca Faramondi

Nome: Francesca Faramondi
Età: 32
Provenienza: Roma


FUGA D'AMORE

L'aurora rischiarava le sagome dei palazzi della città. Iniziava ad albeggiare e una luce brillante rendeva tutto più definito, netto. La notte stava ritirando veloce il suo buio, come se il sole prepotente volesse scacciar via le tenebre.
Elena socchiuse gli occhi e respirò a fondo l'aria ancora frizzante della notte.
“È ora di muoversi” disse.
“A quest'ora siamo svegli solo io, lei e un paio di galli insonni” brontolò l'uomo alle sue spalle.
Elena avrebbe voluto fulminarlo con un'occhiataccia, ma quando si voltò vide che a dispetto delle parole e dell'aria indolente con cui le aveva pronunciate, l'uomo era pronto a partire.
“Dobbiamo sfruttare ogni istante di luce” ribatté, allora, con un tono forse un po' troppo saccente.
“Ne va della salvezza del mondo!” aggiunse l'uomo con enfasi, scoppiando a ridere.
Anche Elena avrebbe sorriso, se le parole appena pronunciate non fossero state così dannatamente vicine alla verità.
Mentre camminavano silenziosamente sulle polverose stradine che conducevano lontano dalla città, verso il porto, Elena ripensò a come era giunta a quel punto.
Si era innamorata.
Bastava questa frase a giustificare quello che stava per fare e quello che, molto probabilmente, ciò avrebbe comportato?
Non lo sapeva...ma non poteva farci niente.
Era sposata da diversi anni, ma il suo era stato solo un matrimonio di convenienza...un matrimonio per sigillare un'alleanza.
Non amava suo marito.
Aveva creduto che un giorno, forse, ci sarebbe riuscita...ci aveva creduto veramente, almeno fino a che i suoi occhi non si era posati su di lui.
Dio, era di una bellezza quasi sfacciata.
Alto, con una zazzera bionda arruffata, gli occhi magnetici ed opalini, il sorriso sfacciato e impudente sempre stampato su quel volto dai lineamenti delicati, quasi effeminati.
Cupido aveva scagliato la sua freccia non appena i loro sguardi si erano sfiorati.
Si erano incontrati durante una cena ufficiale, lui era in missione diplomatica.
Erano i primi giorni di autunno, le foglie cadute sembravano farfalle morte con le ali spalancate.
Le era passato accanto, sfiorandole un braccio.
Lei lo aveva guardato e in silenzio lo aveva seguito, così senza domande, senza presentazioni…quelle erano venute in seguito, quando già non avrebbe più potuto immaginare una giornata senza i suoi occhi.
Ed ora eccola qui, a sfidare il destino, pur di stare con l'uomo a cui sapeva di appartenere.
Elena era così presa dai suoi pensieri che non si accorse che l'uomo davanti a lei si era bruscamente fermato.
“Ma che diavolo...” esclamò, sbattendo contro la sua schiena.
L'uomo alzò la mano facendole segno di tacere.
Elena stava per ribattere che non poteva trattarla in quel modo, quando vide che l'uomo aveva afferrato il coltello che portava con sé e lo stava puntando verso un cespuglio pochi metri più avanti.
Trattenne il fiato.
Lo sconosciuto le aveva salvato la vita già una volta, la sera prima, alle porte della città.
Era stata aggredita da una banda di malviventi e se quell'uomo non fosse intervenuto, lei probabilmente sarebbe morta.
Tremò al ricordo.
“Non dovrebbe andare in giro da sola” l'aveva rimproverata, una volta al sicuro.
“Devo raggiungere il porto” aveva balbettato, ancora sotto shock.
“Bene e allora sarò la sua scorta!”
Elena non aveva avuto la forza di controbattere, sicura che con le prime luci dell'alba l'uomo l'avrebbe lasciata sola per seguire la sua strada...e invece era ancora qui, a proteggerla.
Dal cespuglio, all'improvviso, emerse un coniglio che li guardò curioso, prima di zampettare via.
L'uomo sorrise e si rilassò.
Quando si voltò vide Elena seduta per terra, tremante.
“Cavolo, mi ha fatto prendere un colpo”
“Era solo un coniglio” disse l'uomo, aiutandola a rialzarsi.
“Ma nemmeno lei lo sapeva, visto che lo ha affrontato armato di tutto punto” ribatté piccata.
L'uomo scrollò le spalle e si rimise in marcia, ma poco dopo si accorse che Elena non lo stava seguendo.
“E ora che le prende?”
“Non ricordo il suo nome”
“Non ricordo di averglielo detto!”
Elena incrociò le braccia e lo fissò.
Era un uomo alto e imponente, con le spalle larghe e il collo taurino. Aveva la carnagione olivastra e due profondi occhi neri. Nonostante l'aspetto minaccioso, però, emanava sicurezza.
“Mi sento in forte imbarazzo...lei sa benissimo chi sono io, mentre io...”
“Sfido” ribatté l'uomo, sfoderando un sorriso disarmante “Credo che chiunque in questo paese, ma anche nei paesi vicini, sappia chi è lei. Mi scusi se glielo dico, ma con quel travestimento non ingannerebbe nemmeno un cieco. Non basta un cappuccio per nascondere una simile bellezza”
Elena arrossì per l'inaspettato complimento.
“Se non vuole dirmi il suo nome, mi dica almeno perché mi ha salvato e perché mi sta scortando”
“Perché gliel'ho chiesto io” esclamò qualcuno alle sue spalle.
Non ebbe bisogno di voltarsi...quella voce, l'avrebbe riconosciuta ovunque.
“Oh fratellino sei arrivato...la tua bella è un vero peperino!”
Elena guardò i due uomini: non si somigliavano per niente.
Scrollò il capo...in questo modo il cappuccio cadde rivelando una massa ondulata di capelli, dorati come un campo di grano.
Elena corse dall'uomo che amava e si gettò tra le sue braccia.
“Paride, amore...mi devi una spiegazione!” disse, dopo averlo baciato appassionatamente.
“Andiamo, credi davvero che ti avrei fatto attraversare tutto il paese da sola?!”, poi indicando l'uomo che l'aveva scortata, aggiunse: “Elena ti presento Ettore, mio fratello!”
L'uomo si inchinò con fare ossequioso strappandole un sorriso.
“Sei pronta a cominciare la tua nuova vita?” le domandò Paride, stringendola forte a sé.
Elena fece un segno con il capo.
Sì...era pronta...da quel momento in poi sarebbe stata Elena di Troia.



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